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Inizialmente, nulla predestinava Jean-Marc Bosman, modesto difensore belga, a entrare nella storia del calcio. Ma il suo conflitto con l’RFC Liège, il suo club, all’inizio degli anni ’90, ha cambiato il volto delle squadre in Europa. Con una sentenza resa il 15 dicembre 1995 dalla Corte di Giustizia delle Comunità Europee (ECJ), che consentì, a partire da quella data, la libera circolazione dei giocatori all’interno dell’Unione Europea.
Tutto inizia con la lite tra Bosman e il Liegi, il suo club, che rifiuta il suo trasferimento a Dunkerque. Bosman ha poi portato il caso davanti alla Corte di giustizia europea, contestando la conformità delle norme che disciplinano i trasferimenti con il diritto comunitario.
Due punti sono stati evidenziati in particolare: in primo luogo la possibilità per un club di richiedere un’indennità di trasferimento per un giocatore che aveva terminato il suo contratto (nel 1995 questa possibilità era già stata abbandonata nella maggior parte degli altri paesi europei ma era rimasta in Belgio).
Ma anche le quote che limitavano a tre il numero di giocatori stranieri dell’Unione Europea in un club, che costituivano, secondo Bosman e i suoi avvocati, una discriminazione. La Corte di giustizia si è pronunciata a favore di Bosman, ritenendo che le normative UEFA, e in particolare quelle che stabiliscono quote legate alla nazionalità, siano contrarie all’articolo 48 del Trattato di Roma sulla libera circolazione dei lavoratori tra gli Stati membri.
Forza lavoro europea completamente sconvolta
Da allora, il numero dei club europei è stato completamente stravolto, con la convivenza di più nazionalità. Dalla stagione 1995-1996, il numero di giocatori stranieri nei campionati europei è infatti aumentato vertiginosamente (+ 104% in Inghilterra tra il 1995 e il 2022, + 153% in Germania, + 439% in Italia, + 317% in Francia e + 103% in Spagna). La lotta di Bosman ha quindi rivoluzionato il calcio europeo, ma avrebbe potuto finire molto rapidamente.
Nel settembre del 2005, sulle nostre colonne, Philippe Piat, presidente dell’UNFP, il sindacato francese dei calciatori, che aveva appena assunto la guida della FIFpro, il sindacato mondiale dei calciatori, ci raccontò la genesi di questa vicenda straordinaria.
“Gli avvocati di Bosman sono venuti a trovarci mentre la FIFPro era riunita a Strasburgo, si ricordò. Ci hanno spiegato che la FIFA gli stava offrendo dei soldi per ritirare la sua denuncia. Ci hanno chiesto 2 milioni di franchi (305mila euro) per mantenerlo. » La FIFPro lo ha sostenuto con il risultato che sappiamo.
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