Non sappiamo se sia stato l'uomo disilluso o l'allenatore fiducioso a rispondere così una settimana fa ad una domanda sui fischi dallo stadio Luz che lo aveva preso di mira pochi minuti prima.
« Anche io sono sorpreso, ma questo fa parte del Benficaaveva detto Roger Schmidt. Se sei giovane e vinci una partita dei quarti di Europa League, e la situazione è così alla fine della partita, rimani un po' sorpreso, perché non puoi capire, ma questo fa parte del Benfica, Nessun problema. Ecco, non è mai abbastanza. E' un club molto esigente, con una tifoseria molto esigente.. »
La sua squadra aveva appena battuto il Marsiglia (2-1), ma aveva anche finito male la partita, incapace di abbattere l'avversario, sotto di due gol all'inizio del secondo periodo. Il problema ricorrente della versione Schmidt del Benfica, un allenatore che raramente ruota la squadra e apporta i cambi tardi. Troppo, agli occhi dei tifosi.
Chiedono la partenza del tecnico tedesco, arrivato all'inizio della scorsa stagione dal PSV Eindhoven (Paesi Bassi) e il cui contratto è stato prolungato fino al 2026 un anno fa. Schmidt (57) può raggiungere una semifinale europea per la prima volta nella sua carriera.
Con lui gli Eagles hanno vinto due dei tre titoli conquistati dal club nelle ultime cinque stagioni. Ma lo slancio non è più lo stesso ormai da un buon anno, e probabilmente farà parte della grande rigenerazione pianificata dai suoi leader quest’estate. A meno che non arrivi un trofeo continentale, atteso da più di sessant'anni dal club, a ribaltare tutto.
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