Le recenti notizie sullo strato di ozono offrono un mix di speranza e cautela. Sebbene le dimensioni di questa struttura sopra l’Antartide siano attualmente più piccole e più sane rispetto al passato, permangono sfide dovute all’improvviso riscaldamento della stratosfera sopra il Polo Sud.
Il problema dello strato di ozono
IL strato di ozono è una regione dell’atmosfera terrestre situata tra 15 e 30 chilometri sopra la superficie terrestre. Svolge un ruolo cruciale nell’assorbire i dannosi raggi ultravioletti (UV) del sole, proteggendo così la vita riducendo l’esposizione a questi raggi pericolosi. Un’eccessiva esposizione ai raggi UV può causare cancro alla pelle, cataratta e danneggiare gli ecosistemi marini e terrestri.
Tuttavia, negli ultimi decenni, questa preziosa barriera è stata gravemente danneggiata dalle attività umane, provocando la formazione di un buco in questa regione protettiva. Non si tratta di un vero e proprio vuoto, ma piuttosto di un’area in cui il la concentrazione di ozono è significativamente ridotta.
Le degradazioni sono dovute principalmente a sostanze chimiche chiamate clorofluorocarburi (CFC) e altri alocarburi come gli halon. I CFC, comunemente utilizzati negli aerosol, nei refrigeranti e nei solventi, vengono introdotti nell’atmosfera dalle attività umane. Una volta nella stratosfera, queste sostanze vengono degradate dai raggi UV del sole, liberando atomi di cloro che reagiscono con le molecole di ozono (O₃). Questa reazione distrugge le molecole, riducendone così la concentrazione nello strato protettivo.
La formazione di questo buco è particolarmente pronunciato sull’Antartide durante la primavera australe (da settembre a novembre), quando le condizioni atmosferiche favoriscono la distruzione dell’ozono. Il vortice polare, una vasta area di circolazione di aria fredda, confina le sostanze nocive in questa regione del globo, amplificandone l’effetto distruttivo quando ritorna la luce solare in primavera.
Segnali incoraggianti
Fortunatamente, gli sforzi globali per proteggere questo strato cruciale stanno dando i loro frutti. I dati recenti mostrano infatti segnali incoraggianti riguardo alla guarigione della regione danneggiata. Il buco sopra l’Antartide, cresciuto fino a raggiungere dimensioni allarmanti negli anni ’80 e ’90, ora è molto più piccolo. Le previsioni indicano che i livelli potrebbero trova quelli del 1980 entro il 2066 sull’Antartico, del 2045 sull’Artico e del 2040 per il resto del mondo.
L’accordo internazionale chiave in questa lotta è il Protocollo di Montrealadottato nel 1987. Questo trattato mira a eliminare gradualmente i CFC e altre sostanze nocive. Il Protocollo è considerato uno degli accordi internazionali di maggior successo, poiché è stato ratificato da 197 parti, rendendolo l’unico trattato delle Nazioni Unite con un’adesione così universale.
Tuttavia, le sfide rimangono. Nel luglio 2024, la stratosfera sopra l’Antartide ha subito un improvviso riscaldamento, interrompendo il vortice polare e portando a temperature anormalmente elevate nel continente antartico. Questo fenomeno ha influenzato temporaneamente le condizioni atmosferiche. Nonostante queste interruzioni, il divario rimane relativamente piccolo per questo periodo dell’anno, a dimostrazione che gli sforzi per ridurre le sostanze nocive continuano ad avere un impatto positivo.
Per mantenere questo andamento favorevoleè fondamentale che le misure internazionali contro le sostanze che riducono lo strato protettivo rimangano rigorosamente applicate. La ricerca continua è essenziale per monitorare i progressi e comprendere le complesse dinamiche dell’atmosfera terrestre. Il risanamento di questa regione è un esempio riuscito di cooperazione internazionale, che dimostra che le azioni globali possono avere effetti benefici tangibili sul nostro ambiente.
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