Autore di sette punti nel finale, il terzino dai capelli ossigenati, tatuaggi a bizzeffe, pantaloncini alzati ed esultanze toste, ha infatti crocifisso la squadra francese ai supplementari, nel caldo soffocante della Concorde. Nonostante abbia tutto lo stile di un popolare giocatore NBA e abbia un talento innato, il 36enne non ha mai giocato nella più grande lega di basket 5 contro 5 del mondo. La sua carriera lo rende ancora una leggenda della sua disciplina.
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Boia degli azzurri, vicecampioni olimpici, alla fine della suspense
Scarso in tecnica e piuttosto ben tenuto dai Blues durante i dieci minuti regolamentari, il fuoco fatuo olandese ha trovato il bersaglio nel migliore dei casi. La squadra francese era in vantaggio 17 a 16 e doveva segnare solo un punto per vincere il titolo olimpico. Senza contare su de Jong, che dopo un primo tentativo fallito dalla distanza si è spostato sulla destra del campo e ha realizzato un tiro estremamente difficile e ben difeso, ma che gli piace.
Filoche! Per lui il primo di sette tentativi dietro l’arco nel match. Un colpo di frizione per eccellenza, che regala la medaglia d’oro all’Olanda, e che festeggerà pompando i muscoli, per poi stringere la mano agli ospiti presenti a bordo campo allestito al Concorde. Carmelo Anthony, Pau Gasol e Dirk Nowitzki sono tra questi, così come la famiglia reale olandese, al settimo cielo dopo questo quinto titolo olimpico.
Ha attraversato la Pro B… senza brillare lì
Considerato uno dei migliori giocatori di basket 3×3 al mondo (terzo nella classifica mondiale), de Jong (36 anni, 1,94 m), giocatore della squadra specializzata di Amsterdam, ha giocato prevalentemente nel mondo del basket per club, in 5 contro 5. Professionista per tredici stagioni, ha giocato per undici stagioni in Olanda e ha lasciato solo una volta…per suonare in Francia.
MVP in carica della Lega olandese di pallacanestro, è approdato nella fiacca squadra del SOM Boulogne-sur-Mer, durante la stagione 2016-2017, in Pro B. Un esercizio fallito a livello collettivo, con la retrocessione in Nationale 1, e deludente sul piano livello personale, nonostante medie dignitose (9.7 punti al 40%, 3 rimbalzi e 2 assist) che lo spingeranno a prendere la direzione opposta al termine del primo biennio di contratto. Per non decollare mai più dai Paesi Bassi.
Suo padre gli ha dato il nome di un giocatore della NBA.
Il suo nome, Worthy de Jong (Worthy Donovan Rafael de Jong), nato nel 1988 a Paramaribo, capitale del Suriname, lo deve a suo padre. Giocatore di basket in questa ex colonia olandese, diventata indipendente nel 1975, suo padre era un grande fan dell’ala dei Los Angeles Lakers James Worthy, il loro capo negli anni ’80.
La famiglia De Jong si trasferì ad Amsterdam quando il piccolo Worthy aveva due anni, nel 1990. Motivato dal padre, che seguiva da vicino la carriera NBA di James Worthy, tre volte campione NBA nel 1985, 1987 e 1998, si cimentò in girare la pallina arancione a 11 anni. Negli Stati Uniti, Jong Junior vi trascorse alcuni mesi all’età di 18 anni, nel 2006, per frequentare il Ranger College in Texas, grazie ad una borsa di studio. Prima di tornare a casa, in Olanda, dove l’uomo soprannominato “Mister ZZ Leiden” è diventato una leggenda con il club Zeiden, dove ha vinto tutto in undici stagioni.
Portabandiera dei Paesi Bassi a Parigi, una consacrazione
Orgoglioso di rivendicare le sue origini e la sua razza mista, de Jong è una figura molto conosciuta e apprezzata in Olanda. Dirigente della selezione basket olandese da più di dieci anni, ha voluto voltare pagina dopo Eurobasket 2022, concluso con una media di 16,8 punti. “Avevo un po’ perso il mio amore per cestino, ha detto alle Olimpiadi mondiali del 2023. Ho attraversato un momento piuttosto difficile in quel periodo. (nel 2020-2021), perché il basket era praticamente tutto ciò che sapevo. Avevo bisogno di una nuova sfida, di un nuovo ambiente. »
Il passaggio al basket 3×3 è stato gestito brillantemente negli ultimi tre anni. Il premio supremo per un atleta, de Jong ha avuto l’onore di essere nominato portabandiera della delegazione olandese per le Olimpiadi di Parigi, insieme al giocatore di pallamano Lois Abbingh. Un’ulteriore prova del suo peso, soprattutto in un Paese dove il basket non è una disciplina popolare. Con questa medaglia il cerchio si chiude, a meno che de Jong non si allunghi fino a Los Angeles, nel 2028, come simbolo.
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