Cinquant’anni fa, La Cipale ospitò l’ultimo arrivo del Tour de France fuori dagli Champs-Élysées

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È un piccolo pezzo di storia nascosto nel cuore del Bois de Vincennes, dietro cancelli e lettere: il velodromo municipale. Vélodrome Jacques-Anquetil, nome ufficiale dal 1987. Meglio conosciuta come La Cipale, soprannome che accompagna il luogo, l’ultimo ad aver ospitato l’arrivo finale del Tour de France prima del monopolio degli Champs-Élysées, spezzato nel 2024 dai Giochi Olimpici di Parigi che hanno vincolato gli organizzatori spostarlo a Nizza.

Non un velodromo qualunque, visto che fu lui a incoronare Eddy Merckx cinque volte (dal 1969 al 1972, poi nel 1974), vincendovi quattro volte il Cannibale nell’ultima tappa. “Quando mi sono ritrovato a La Cipale davanti a 30.000 persone che cantavano il mio nome, avevo la pelle d’oca e le lacrime agli occhi” dirà il belga del suo primo trionfo.

Dopo il Parco dei Principi, prima degli Champs

Per sette volte la Grande Boucle si concluse a La Cipale, dal 1968 al 1974, quando la demolizione della pista del Parc des Princes, nella zona ovest di Parigi, rese necessaria la ricerca di una soluzione di ripiego. Dirigendosi a est della capitale, in questo stadio dalle tribune Belle Époque, costruito da Gustave Eiffel, dove il pubblico si accalca per incoraggiare i reduci del Tour. La sede aveva già una sua storia, sede olimpica durante i Giochi Olimpici del 1900 e del 1924, teatro del Gran Premio di Parigi, considerato nel periodo tra le due guerre come il campionato mondiale di velocità non ufficiale. Ma il suo legame con il Tour non durerà.

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Da un’idea del giornalista televisivo Yves Mourousi, che ha convinto il direttore della Société du Tour de France Félix Lévitan e il municipio di Parigi, gli Champs-Élysées diventeranno il nuovo arrivo finale, emblematico, immutabile. E il Cipale, all’aria aperta, cadrà in disuso, soprattutto perché la pista in legno di Bercy sarà presto preferita dai corridori di pista. Fino a quando il velodromo rischiò di scomparire a cavallo degli anni 2000, prima della sua ristrutturazione decisa dal Comune.

È difficile, oggi, immaginare il fervore e la sacralità del luogo passeggiandovi. Di questi anni gloriosi nessuna traccia. La vernice salta dai pilastri degli spalti. I banchi scolastici in legno che fungono da sedili non invitano a sedersi a lungo. Edera, rovi e ortiche hanno preso il sopravvento su buona parte dei tornanti. Viene tagliato solo il campo centrale sintetico, che ospita le partite di rugby del PUC (Club dell’Università di Parigi), attorno al quale i bambini, facendo slalom tra i blocchi, imparano ad andare in bicicletta, forse un giorno futuri campioni del Tour de France.

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