Ecco i Paesi dove il riscaldamento globale causerà il maggior numero di vittime


Un recente studio britannico dimostra che il riscaldamento globale non colpisce tutte le aree del globo allo stesso modo. Per dimostrarlo, i ricercatori hanno confrontato le proiezioni di mortalità per il 2050 in relazione al clima per diversi paesi del mondo.

Un aspetto relativamente poco esplorato del riscaldamento globale

Nel marzo 2022, un team dell’University College di Londra (Regno Unito) ha dimostrato che a riscaldamento globale superiore a 2°C entro la fine del secolo lo sarebbe generare un drastico aumento della mortalità. Secondo i loro risultati, si prevede che la mortalità aumenterà del 42% durante i giorni più caldi dell’anno rispetto ai livelli preindustriali. Nel caso di un riscaldamento globale superiore a 3°C, la stessa mortalità potrebbe raggiungere il 75%.

L’University College di Londra ha condotto un altro studio pubblicato sulla rivista La lancetta il 29 maggio 2023. Questa volta l’obiettivo era analizzare il Cause e conseguenze del cambiamento climatico da un’angolazione relativamente poco esplorata: le disuguaglianze Nord-Sud nonché le cosiddette discriminazioni “strutturali”. Per discriminazione strutturale è particolarmente necessario comprendere il disuguaglianze nell’accesso alle risorse e lacune nella rappresentanza politica. Esistono anche diversi trattamenti sociali, inclusi fattori come l’etnia e lo status migratorio.

Un Nord responsabile, un Sud che brinda

I ricercatori ritengono che i loro risultati evidenzino l’esistenza di una sorta di paradosso geografico. I paesi del “nord globale” (Nord America, Europa e regioni ricche dell’Asia) rappresentano solo il 14% della popolazione, ma sono responsabili 92% delle emissioni cumulative di CO2 nel periodo 1850-2015. Tuttavia, queste emissioni hanno spinto l’umanità a farlo attraversare diversi confini planetari. Tuttavia, sono i paesi del Sud che dovrebbero essere di più soffrono gli effetti negativi del cambiamento climatico. I responsabili dello studio sono giunti a questa conclusione combinando i calcoli del rischio di malattia dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e le proiezioni demografiche delle Nazioni Unite (ONU).

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Lo studio ha permesso di produrre diverse mappe (vedi sotto) che evidenziano le emissioni di CO2 per Paese, ma anche e soprattutto quattro principali cause di mortalità nel 2050. Vi troviamo casi di malattie diarroiche (che riguardano i bambini sotto i quindici anni), casi di malaria, decessi legati a episodi di ondate di caldo e infine quelli legati alla denutrizione.

mappa del rischio della popolazione
Crediti: University College di Londra

I paesi più colpiti

Le mappe mostrano anche una mancanza di dati per alcuni rischi, ma consentono comunque di identificare i paesi in cui si verifica il riscaldamento globale causerà il maggior numero di vittime. Questi paesi si trovano tutti in Africa: Repubblica Democratica del Congo (Kinshasa), Angola, Repubblica del Congo (Brazzaville), Gabon, Guinea Equatoriale e Repubblica Centrafricana.

Lo studio evidenzia anche le disparità all’interno di alcuni paesi del nord, in particolare gli Stati Uniti. Secondo i ricercatori, dopo il passaggio mortale dell’uragano Harvey nel 2017avevano i residenti afroamericani dello stato del Texas rischio quattro volte maggiore hanno maggiori probabilità di sviluppare disturbo da stress post-traumatico rispetto ai residenti bianchi. Inoltre, lo sono le aree delle città americane con la quota maggiore di popolazione nera, ispanica e asiatica influenzato dalle temperature più elevate rispetto alle aree in cui i bianchi sono la maggioranza.

Questo tipo di disparità si riscontra anche in alcuni paesi del sud come il Bangladesh e la sua capitale Dacca, dove i rifugiati climatici provenienti dalle zone rurali avranno maggiore rischio di finire in aree soggette a inondazioni. In Pakistan, queste stesse persone saranno più esposti alle zoonosivale a dire le malattie infettive trasmesse da alcuni animali come le zanzare.

In conclusione, questo studio britannico evidenzia le disuguaglianze profonde e strutturali esacerbate dal riscaldamento globale. Mentre i paesi del “nord del mondo” sono i principali colpevoli delle emissioni storiche di CO2, sono le nazioni del “sud del mondo” a subire le conseguenze più gravi, con aumenti significativi della mortalità dovuta a malattie, ondate di caldo e denutrizione. Le disparità osservate non si limitano alla scala internazionale, ma si manifestano anche all’interno dei paesi, colpendo in modo sproporzionato le popolazioni emarginate. Questi risultati evidenziano l’urgenza di un’azione climatica equa e di una ridistribuzione delle risorse per mitigare gli impatti ineguali del cambiamento climatico. Lo studio richiede una consapevolezza collettiva e politiche globali concertate per proteggere le popolazioni più vulnerabili e costruire un futuro più giusto e sostenibile.

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