La conservazione della biodiversità marina è una questione cruciale di fronte alle crescenti minacce che gravano sui nostri oceani. Un recente studio realizzato da Nicolas Loiseau e Nicolas Mouquet, dell’unità MARBEC di Montpellier, rivela una situazione preoccupante per quanto riguarda le specie ittiche marine. Questa ricerca sfida infatti le stime precedenti dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) e utilizza strumenti moderni per farlo valutare il rischio di estinzione dei pesci marini.
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Una revisione allarmante delle stime di minaccia
Lo studio riporta una revisione significativa dei dati sui pesci marini. Secondo la loro analisi, intorno al 12,7 % delle specie di pesci teleostei marini sarebbe a rischio di estinzione, una stima molto superiore al 2,5% precedentemente riportato dalla IUCN. Questa rivalutazione è dovuta principalmente all’integrazione di nuovi metodi di analisi basati suintelligenza artificiale (AI) che hanno contribuito a colmare le lacune lasciate da dati insufficienti.
Più specificamente, il team ha utilizzato a modello di apprendimento automatico accoppiato con a rete neurale artificiale prevedere i rischi di estinzione di specie per le quali le informazioni in precedenza erano insufficienti. Basato su dati di occorrenza, tratti biologici, tassonomia e uso umano di 13.195 speciesono stati in grado di classificare il 78,5% delle specie in categorie di minaccia più specifiche rispetto a quelle stabilite dalla IUCN. Questo nuovo approccio ha rivelato che il numero di specie minacciate era cinque volte superiore al previsto mentre è aumentato in modo significativo anche il numero di specie ritenute non minacciate.
Implicazioni per la conservazione e la ricerca
Infine, sebbene l’uso dell’intelligenza artificiale per prevedere i rischi di estinzione rappresenti un progresso considerevole, non sostituisce le valutazioni dirette delle specie. I ricercatori propongono quindi la creazione di un nuovo indice, lo “status IUCN previsto” per integrare l’attuale “status IUCN misurato”. Questo indice potrebbe fornire una visione più accurata e tempestiva dello stato delle specie minacciate, facilitando così una gestione della conservazione più efficace.
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