In Europa, le industrie distruggono più dell’80% delle aree marine protette


Secondo un recente studio condotto da un’università portoghese, le aree marine protette in Europa sono in realtà molto vulnerabili. In effetti, il lassismo di alcuni paesi potrebbe mettere in discussione l’obiettivo dell’Unione Europea di proteggere il 30% dei suoi mari entro il 2030.

Aree marine protette: spazi in definitiva non protetti

Ricordiamo innanzitutto che il aree marine protette (AMP) sono zone di mare aperto delimitate con precisione. Tuttavia, queste aree sono interessate da a protezione a lungo termine della natura e degli ecosisteminonché i valori ad essi associati. Ciò comporta in particolare la conservazione delle specie, in particolare quelle marine, la conservazione o il miglioramento della qualità dell’acqua, la promozione dello sviluppo sostenibile degli usi marittimi o anche il mantenimento del patrimonio culturale.

Sebbene le AMP siano un concetto nato all’inizio degli anni 2010 come parte della rete Natura 2000, uno studio pubblicato sulla rivista Una Terra Il 20 settembre 2024 mette in discussione la loro esistenza. Secondo questa ricerca condotta dall’Università dell’Algarve a Faro (Portogallo), le AMP oggi non offrono infatti non c’è abbastanza sicurezza in contanti.

La situazione è grave perché per il momento solo l’11,4% delle acque europee dovrebbero essere protette dalla designazione AMP. Tuttavia, è chiaro che questa protezione non è efficace, perché L’86% delle AMP presenta gravi carenze. Inoltre, ricordiamo che l’Unione Europea mira a proteggere il 30% dei suoi mari entro il 2030, di cui il 10% in modo molto rigoroso. Tuttavia, è molto probabile che questo obiettivo non verrà mai raggiunto.

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Crediti: Rete dei gestori delle aree marine protette del Mediterraneo (MedPAN)

Ripensare le attività umane

“Si tratta del primo studio effettuato sul grado di protezione dei nostri oceani. Questo ci dimostra come siamo solo all’inizio del processo”ha dichiarato Juliette Aminian-Biquet, principale responsabile dello studio, durante un’intervista al quotidiano Il guardiano.

Va detto che all’interno delle AMP, molte attività industriali sono ancora in corso. Citiamo ad esempio pesca a strascicodragaggio o addirittura estrazione mineraria. Tuttavia, in Europa, queste stesse AMP devono rispettare gli obiettivi di protezione della vita marina e di gestione sostenibile delle attività in mare, in particolare delle risorse. Tuttavia la constatazione è chiara: aree marine protette non vietano realmente le attività umanead eccezione delle cosiddette AMP “altamente protette”.

Secondo lo studio, le AMP sono oggi quasi inutili e per sperare in una reale efficienza sarebbe necessario ripensare completamente la regolamentazione delle attività umane in queste aree. Gli autori dello studio chiedono quindi all’UE di prendere decisioni per risanare le AMP e raggiungere gli obiettivi del 2030.



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