Recentemente, un relatore speciale delle Nazioni Unite ha pubblicato un rapporto in cui critica il growthism, cioè la crescita economica. Secondo lui, questo modello non è proprio un leva nella lotta alla povertà. Al contrario, si tratta più di aumentare la disuguaglianza e la distruzione ambientale.
Il growthismo è davvero obsoleto?
Avvocato di formazione, il belga Olivier De Schutter lavora alle Nazioni Unite dal 2008 e dal 2020 è relatore speciale delle Nazioni Unite sulla povertà estrema e i diritti umani. Di recente si è fatto un nome con un rapporto intitolato “Eliminare la povertà guardando oltre la crescita”. Pubblicato nel luglio 2024, il documento è disponibile in formato PDF ed è stato oggetto di a comunicato stampa. Olivier De Schutter spiega che da decenni i governi seguono lo stesso processo. Quest’ultima implica la crescita dell’economia, quindi l’utilizzo della ricchezza per combattere la povertà. L’esperto ritiene, tuttavia, che questo metodo lo sia errato, perfino pericolosoe spinge le persone e il pianeta sull’orlo del baratro in nome del prodotto interno lordo (PIL).
Olivier De Schutter sottolinea che occorre distinguere tra paesi ricchi e paesi del sud. In quest’ultimo caso, la crescita economica può ancora essere utile, perché lo è è ancora necessario investire massicciamentein particolare nella costruzione di scuole e ospedali o anche nei trasporti e nelle infrastrutture (energia, ecc.). D’altro canto, la crescita non è più vantaggiosa nei paesi ricchi poiché è una questione di crescita modernizzazione piuttosto che eliminazione della povertà. L’esperto descrive questa crescita come antieconomica, che compromette addirittura le basi dell’economia produttiva stessa.
Secondo l’autore del rapporto è opportuno abbandonare lo growthismo, una sorta di miraggio sinonimo di funzionamento economico non soddisfa più i bisogni dei poveri oltre ad essere troppo dispendioso in termini di risorse. Propone quindi diverse misure, la prima delle quali è l’abbandono del PIL come indicatore di progresso. Citiamo anche l’istituzione di una garanzia di lavoro, una migliore valorizzazione del lavoro domestico e dell’assistenza non retribuita e persino un aumento dei salari.
Un vero e proprio cambio di direzione
L’esperto difende l’idea di un’economia post-crescita che non sarebbe però sinonimo di recessione o di austerità. La ricerca del profitto verrebbe allora messa da parte per favorire beni e servizi socialmente più utilima anche più ecologicamente sostenibile. Si tratta quindi di rispondere meglio ai bisogni delle popolazioni riducendo le emissioni di gas serra. Quest’ultimo punto implicherebbe quindi soprattutto la non valorizzazione del consumo come indicatore sociale.
Esistono diverse priorità, come stimolare l’economia sociale e solidale o anche la democratizzazione del lavoro attraverso la rappresentanza sindacale. Citiamo anche il condivisione del lavoro e riduzione dell’orario di lavoro. Olivier De Schutter pensa anche al divieto di pubblicità e fenomeno dell’obsolescenza programmataesempi che potrebbero aiutare a combattere il consumismo.
Infine, il relatore delle Nazioni Unite ne ricorda la necessità fornire servizi di base universalivale a dire alloggi dignitosi, una dieta ricca di nutrientima anche l’approvvigionamento idrico ed energetico nonché l’accesso ai trasporti e alla tecnologia digitale. Si pone quindi la questione finanziamento di tutte queste misure. Olivier De Schutter propone un aumento dell’imposta patrimoniale, un aumento delle imposte sulle successioni e sul carbonio, ma anche una lotta più efficace contro l’ottimizzazione fiscale.
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