La NASA vuole mettere una piccola stella artificiale in orbita attorno alla Terra

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Recentemente un’università americana ha affermato la propria collaborazione con la NASA per lo sviluppo e l’invio di una piccola stella artificiale in orbita attorno alla Terra entro la fine del decennio. Perché l’agenzia spaziale americana è interessata a questo progetto?

Un progetto con la NASA per riprodurre la radiazione delle supernovae

L’Agenzia spaziale americana (NASA) è spesso al centro delle notizie spaziali a causa dei suoi numerosi progetti. Recentemente è stata creata una nuova missione chiamata Landolt. Quest’ultima consisterà nel mettere in orbita entro il 2030 una piccola stella artificiale, una sorta di mini-Sole, con l’obiettivo di riprodurre la radiazione della supernova o galassie come lo percepiamo dalla Terra.

Questo progetto è stato oggetto di una spiegazione dettagliata in un comunicato stampa pubblicato dalla George Mason University di Fairfax (Stati Uniti) il 10 giugno 2024. Secondo i responsabili del progetto, questa missione in collaborazione con la NASA dovrebbe consentire di migliorare identificare le diverse sfumature interpretative scienziati nella lettura dei risultati delle osservazioni. Un altro obiettivo sarà inoltre quello di determinare in che misura l’atmosfera terrestre svolge il ruolo di filtro nei confronti, tra l’altro, delle radiazioni.

satellite solare della NASA
Crediti: George Mason University

Maggiore precisione nelle osservazioni e nei calcoli

“Questa missione si concentra sulla misurazione delle proprietà fondamentali utilizzate quotidianamente nelle osservazioni astronomiche. Ciò potrebbe avere un impatto e cambiare il modo in cui misuriamo o comprendiamo le proprietà delle stelle, le temperature superficiali e l’abitabilità degli esopianeti.ha detto Eliad Peretz, il vice ricercatore principale di la missione Landolt.

Gli scienziati hanno aggiunto che la missione dovrebbe renderlo possibile situare un’osservazione in modo più preciso in un cielo 3D. Ricordiamo che attualmente per calcolare la distanza tra la Terra e una galassia (o una supernova) viene utilizzato il metodo del “red shift”. Infatti, mentre la luce viaggia attraverso il vuoto dello spazio, anche le onde lo fanno tendenza ad allungarsi e spostarsi nello spettro dal visibile al rosso. Questa tecnica, però, ha una precisione abbastanza relativa nel calcolo delle distanze, vale a dire pochi anni luce.

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Sottolineiamo il fatto che l’annuncio del lancio di un satellite che funge da mini-Sole in orbita attorno alla Terra può spaventare. Tuttavia, i ricercatori hanno chiarito che il dispositivo non lo sarebbe non più grande di una scatola da scarpe. Pertanto, non c’è motivo di preoccuparsi per questa missione, soprattutto perché i laser rivolti verso la Terra saranno cento volte troppo deboli per essere visibili a occhio nudo, quindi solo Telescopi della NASA potranno osservare la loro radiazione.



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