La solitudine e l’isolamento sociale aumentano il rischio di ictus

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Uno studio recente ha scoperto un forte legame tra solitudine cronica e aumento del rischio di ictus. Secondo i ricercatori, purtroppo, la solitudine è pericolosa quanto fumare una quindicina di sigarette al giorno.

Un vero e proprio problema di sanità pubblica

La solitudine ormai non è più considerata solo un semplice fenomeno sociale, ma un problema di salute pubblica. Nel 2023, una pubblicazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) lo affermava isolamento sociale e la solitudine hanno gravi conseguenze per la salute e il benessere. Il documento specificava l’esistenza di maggiori rischi per quanto riguarda ansia, demenza, depressione, suicidio e colpi.

Pubblicato sulla rivista eClinicaMedicina il 24 giugno 2024, uno studio condotto dalla Harvard TH Chan School of Public Health (Stati Uniti) ha stabilito un legame tra solitudine cronica e aumento del rischio di ictus. Secondo gli autori, il rischio sarebbe paragonabile a quello di un fumatore accanito, cioè equivalente al consumo di una quindicina di sigarette al giorno. I ricercatori hanno spiegato di aver lavorato sull’evoluzione dei sentimenti di solitudine e del rischio di ictus nel tempo. Tuttavia, i risultati hanno indicato un aumento significativo del rischio di ictus tra coloro che soffrivano di solitudine cronica rispetto alle persone che non provavano questa sensazione.

solitudine dell’isolamento
Crediti: Bunditinay / iStock

Un asse principale nella lotta contro l’ictus

Gli autori hanno utilizzato i dati di lo studio sulla salute e la pensione (HRS) condotto dall’Università del Michigan tra il 2006 e il 2018 che integra in particolare due fattori specifici: isolamento sociale e sintomi depressivi. Non meno di 20.000 volontari che non avevano mai avuto un ictus hanno partecipato alla prima parte del sondaggio tra il 2006 e il 2008. Poi, 9.000 di queste persone hanno partecipato a un follow-up più approfondito a partire dal 2012.

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I ricercatori di Harvard hanno formato quattro gruppi di volontari sulla base dei risultati ottenuti nelle due indagini. I primi due gruppi riguardavano persone che avevano un “punteggio di solitudine” basso (o alto) durante i due sondaggi. Gli ultimi due includevano partecipanti che avevano ottenuto un punteggio alto nel primo sondaggio e un punteggio basso nel secondo, e viceversa. I risultati indicano un aumento del rischio di ictus del 25% in media nei “solitari” rispetto agli altri, un tasso che raggiunge il 56% tra i membri del gruppo che hanno ottenuto un punteggio elevato in entrambe le indagini.

Lo studio pone diverse domande. In primo luogo, i ricercatori sottolineano la necessità di distinguere la solitudine temporanea da quella cronica. Ciò è essenziale nello sviluppo di strategie preventive efficaci, ma anche in termini di individuazione precoce dei casi più gravi. Secondo gli autori, prevenire la solitudine e l’isolamento potrebbe diventare un asse principale nella lotta contro l’ictus.



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