Si tratta di una taverna “inclusiva” con un piccolo palco e uno schermo, situata sulla terrazza della chiatta del Rosa Bonheur, ai piedi del ponte Alexandre III. Aperta appositamente durante i Giochi per i “sostenitori, gli atleti LGBTQIA+ e i loro alleati”, la “Pride House” di Parigi 2024 riprende un concetto avviato ai Giochi di Vancouver nel 2010, che mira a « rendere visibile » l’ampia comunità arcobaleno. E si unisce all’euforia popolare che si è diffusa a Parigi dall’inizio dei Giochi, spinta dal medagliere dei Blues.
Questa “Pride House” centrale accoglie ovviamente le drag queen nella sua programmazione. Come Rikiki e Gigi Von-dredee, del collettivo Maison Chéri.e! “Uomini cisgender” nella vita civile e amministrativa, che scivolano nel femminile quando stanno appollaiati sui talloni, per superare i 2 metri, trascesi nel loro outfit di gala. È la fine dello spettacolo, Vacanza la scintillante Madonna arde negli altoparlanti. “Metteremo al loro posto i castratori del desiderio”, sorride Emma Enjalbert, la direttrice artistica del locale. Quanto a Gigi (24 anni), ingegnere architettonico, e Rikiki (25 anni), analista di business della moda, si fanno selfie con i turisti, francesi o stranieri, sulle rive della Senna. Allora sedersi, prima di deglutire una pizza, per esprimere il proprio sentimento sulla polemica scaturita dalla cerimonia di apertura immaginata da Thomas Jolly. Compreso uno dei dipinti, denominato Festaha messo in luce l’universo queer e le drag queen, appunto.
“Rappresenta una parte molto piccola della popolazione francese, disegna Gigi. Ma soprattutto, simboleggiava la libertà di cui godiamo in questo Paese. Sento che alcuni ritengono che fossimo al di fuori di ciò che viene presentato come normalità. Ma non capisco assolutamente i commenti e gli insulti razzisti, omofobici, transfobici… L’obiettivo di questa sequenza, secondo me, era anche quello di poter liberare la parola all’interno delle famiglie e dibattere questi argomenti. I miei genitori di provincia, che non sono affatto aperti a questa cultura, l’hanno adorata. »
“Per me era semplicemente parte di uno spettacolo e di una rappresentazione della Francia”
Da parte sua, Rikiki spiega che l’arte del drag gli ha dato “ha dato fiducia (in lei) permettendogli di assumere la sua fluidità di genere”. Ma con i propri cari, era meno ovvio. “È una questione di apertura mentale, lei crede. Ho provato a mostrare lo spettacolo Drag Race France (sulla TV francese) per i miei genitori è stato difficile… E la mia famiglia ospitante negli Stati Uniti, che vive nel profondo della Virginia, ha trovato le scene della cerimonia di apertura in questione un po’ limitate. Ma hanno visto drag queen come 1,5 miliardi di spettatori in tutto il mondo e per me era solo parte di uno spettacolo e di una rappresentazione della Francia. D’altronde non mi aspettavo una simile ondata di odio. »
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