Secondo un recente sondaggio condotto da un importante quotidiano britannico, i giganti della tecnologia sottostimano il livello di inquinamento dei loro impianti. In evidenza soprattutto i data center GAFAM che rappresenterebbero un vero disastro per l’ambiente.
Un divario tra affermazioni e realtà
Ricordiamo innanzitutto che per le aziende tecnologiche, centri dati sono essenziali per sviluppo intelligenza artificialein particolare i principali modelli linguistici attualmente in ascesa. Tuttavia, sembra che queste aziende abbiano molto sottostimato il costo energetico di questo svilupposecondo un sondaggio effettuato da Il Guardiano e pubblicato il 15 settembre 2024.
Il quotidiano britannico sostiene che è la vera impronta di carbonio di quattro giganti della tecnologia nel periodo 2020-2022 è 7,62 volte superiore rispetto a quanto dichiarato dalle stesse aziende. Si tratta di un divario del 662%, un dato ovviamente motivo di indignazione. Per inciso, i quattro giganti della tecnologia in questione sono Apple, Facebook (Meta), Google e Microsoft, parte della famosa GAFAM.
Purtroppo la situazione potrebbe essere anche peggiore. L’indagine, infatti, non si limita solo alle emissioni di CO2 nel periodo 2020/2022, ovvero: prima dell’attuale aumento dell’intelligenza artificiale negli ultimi mesi. È facile quindi immaginare che la GAFAM inquini ancora di più. Inoltre, non dobbiamo dimenticare Amazon, l’ultimo colosso i cui dati non sono inclusi nel sondaggio. L’azienda di Jeff Bezos potrebbe anche essere la più inquinante di tutte. Il Guardian ricorda anche che i GAFAM lo hanno fatto a volte hanno dichiarato di aver raggiunto un’impronta di carbonio pari a zeroil che è ovviamente lontano dalla realtà.
Un metodo ormai consolidato
Di chi è la colpa? Il Guadian ricorda che per il collettivo Amazon Employees for Climate Justice si tratta di una questione di contabilità creativa. Più precisamente, tra i dati comunicati dai colossi tecnologici figurano i certificati di energia rinnovabile (CER), vale a dire una sorta di diritto a inquinare, il cui scopo è quello di garantire gli sforzi compensativi di un’impresa in termini di energie rinnovabili. Tuttavia, il fatto è che questi REC possono semplicemente essere acquistati da altre società che stanno facendo sforzi reali.
Quando le aziende inquinanti acquistano CER, si parla poi di greenwashing il che facilita così un certo lassismo per quanto riguarda gli sforzi per l’ambiente. Grazie a queste pratiche discutibili, l’impronta di carbonio di queste aziende diventa più pulita nonostante la continuazione delle attività inquinanti. L’unica soluzione sarebbe quella sviluppare un nuovo metodo di calcolo basato sulle emissioni effettive di ciascun data center senza l’interferenza dei famosi CER.
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