I ricercatori di un recente studio internazionale sono chiari: almeno l’1,2% della superficie terrestre dovrebbe essere protetta per evitare la scomparsa di molte specie, e quindi la tanto temuta sesta estinzione di massa.
Una prima pietra per l’obiettivo 30×30
IL concetto di sesta estinzione di massa (o estinzione dell’Olocene). numerose famiglie di piante e animali dall’inizio del 19° secolo con un’accelerazione costante a partire dagli anni ’50. Infine, non meno di un milione di specie sono minacciate di scomparsa permanente. Il nostro mondo è quindi sull’orlo di una nuova crisi, questa estinzione ha però la particolarità di essere la prima interamente causato dalle attività umane.
Tuttavia, nonostante questa constatazione allarmante, la tendenza potrebbe essere invertita tutelando entro cinque anni almeno l’1,22% della superficie terrestreovvero 164 milioni di ettari. Questa proposta è quella di un team internazionale affiliato alla ONG Resolve, il cui studio è stato oggetto di una pubblicazione sulla rivista Frontiere della scienza il 25 giugno 2024. Risulta che lo studio in questione definisce le aree prioritarie da tutelare nell’ambito della l’obiettivo 30×30. Si tratta di un’iniziativa globale che parte dal 2021 e coinvolge i governi del protezione del 30% della superficie terrestre e gli oceani del pianeta entro il 2030.
Migliaia di specie viventi da proteggere
Ai quattro angoli del mondo, 16.825 siti che non hanno status di protezione sono state designate come aree prioritarie da proteggere nei prossimi cinque anni. Queste aree si trovano in vari paesi come Argentina, Brasile, Cile, Colombia, India, Indonesia, Madagascar, Papua Nuova Guinea e Filippine. Solo questi siti ospitano non meno di 4.700 specie minacciatenon la tartaruga delle Galapagos (vedi sotto), il Gallicolombo pugnalato, il macaco nero crestato di Sulawesi e il bufalo nano Tamarau. Da menzionare anche la presenza di piante come la pianta carnivora (Sarracenia purpurea)una pianta carnivora.
Secondo i calcoli dei ricercatori, una politica di acquisizione dei terreni consentirebbe la tutela di questi siti costerebbe poco più di trenta miliardi di euro. Per fare un confronto, questa somma rappresenta meno dello 0,2% del PIL degli Stati Uniti o addirittura meno del 9% dei sussidi annuali concessi all’industria globale dei combustibili fossili.
Infine, se il raggiungimento di questo 1,22% di superficie terrestre protetta permettesse di evitare la sesta estinzione di massa, i lavori non devono fermarsi. Idealmente, l’obiettivo 30×30 dovrebbe essere completato per stabilizzare una situazione che purtroppo oggi preoccupa sempre di più.
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