Inizialmente terzo e quindi medaglia di bronzo nella maratona di categoria T12 (riservata ai non vedenti) dei Giochi Paralimpici di Parigi dell’8 settembre, lo spagnolo Elena Congost è stata infine squalificata a causa del “ inosservanza della regola 7.9 da parte dell’atleta/corridore guida, ovvero allentamento del cordino prima dell’arrivo (o in alternativa) accorciamento del cordino » che deve quindi vincolare entrambi i partecipanti in ogni circostanza.
Diciassette giorni dopo, Elena Congost ha chiesto al CIO, al Comitato Paralimpico Internazionale, al Comitato Organizzatore di Parigi 2024 e al Ministro francese dello Sport di assegnarle la medaglia di bronzo che ritiene di meritare.
« Essendo lo scopo di questa lettera fare appello al vostro buon senso e al vostro senso di equità, non svilupperemo – in questa fase – un’argomentazione giuridica dettagliata che stabilisca che la norma in questione, così come applicata nella specie, è illegale e che Madame Congost deve infatti ricevere la medaglia di bronzo che ha legittimamente conquistato, combattuta, su strada e su pista (il che non significa in alcun modo che tale medaglia debba essere ritirata all’atleta classificatasi 4a: anche in questo caso, il buon senso e la correttezza lasciano facilmente ritenere che – in questo caso – l’assegnazione di una medaglia di bronzo come per Madame Congost e la sua concorrente comporterà essere la soluzione migliore) », hanno scritto Jean-Louis Dupont e Martin Hissel, avvocati di Elena Congost, che quindi non hanno ancora avviato un procedimento giudiziario.
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