Un mostruoso buco nero in pasto completo osservato 1 miliardo di anni dopo il Big Bang

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Nelle zone più remote dell'Universo, gli astronomi hanno fatto una scoperta affascinante: un quasar alimentato da un buco nero supermassiccio osservato come appariva meno di un miliardo di anni dopo il Big Bang.

Una scoperta rara

Il Virtual Telescope Project in Italy è un'iniziativa all'avanguardia nel campo dell'astronomia, fondata nel 2006 da Gianluca Masi. Il suo obiettivo principale è rendere l'osservazione astronomica accessibile a un vasto pubblico attraverso l'uso di telescopi robotici e tecnologie innovative.

Il telescopio virtuale utilizza unità robotiche dotate di telescopi con aperture fino a 356 mm. Questi telescopi possono essere controllati da remoto, consentendo osservazioni automatizzate e flessibili da vari siti osservativi in ​​Italia. Questo approccio robotico consente al progetto di osservare una varietà di oggetti celesti con elevata efficienza e precisione.

Recentemente, i ricercatori hanno utilizzato questa struttura per sondare i confini dell’Universo osservabile. Queste osservazioni portarono alla straordinaria scoperta di a quasar. È un oggetto celeste estremamente luminoso ed energico situato al centro di una galassia. Questa intensa luminosità deriva dall'attività di a buco nero supermassiccio. Inghiottendo materiale da un disco di accrescimento circostante, quest'ultimo rilascia enormi quantità di energia sotto forma di radiazione elettromagnetica.

quasar del buco nero
Rappresentazione artistica del motore centrale di un quasar: il disco di accrescimento attorno a un buco nero supermassiccio e il getto di particelle proiettato a una velocità prossima a quella della luce. Crediti: NASA/ESA/CSA/Joseph Olmsted

Un record di distanza in luce visibile

Questo quasar, noto come SDSS J114816.64+525150.3, si distingue per essere il corpo celeste visibile più distante nel cielo settentrionale, osservabile nella luce visibile. Si tratta di un risultato considerevole. L’osservazione di questi quasar, infatti, resta una sfida importante a causa dell’effetto redshift provocato dall’espansione dell’Universo. A causa di questo fenomeno, la luce degli oggetti distanti viene spostata verso il rosso, rendendo estremamente difficile la loro osservazione nello spettro visibile.

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« Per quanto ne so, si tratta di un risultato record. Mai prima d’ora un telescopio con apertura di 350 mm aveva guardato così lontano nello spazio e nel tempo« , afferma Gianluca Masi. « È così lontano che la sua luce osservata oggi dalla Terra iniziò il suo viaggio quasi 12,9 miliardi di anni fa, quando l’Universo aveva meno di 900 milioni di anni.« .

quasar del buco nero
SDSS J114816.64+525150.3 fotografato utilizzando il Virtual Telescope Project tra marzo e aprile 2024. Crediti: Virtual Telescope Project

Il rilevamento di SDSS J114816.64+525150.3 in questa parte dello spettro elettromagnetico rappresenta quindi un passo avanti significativo che illustra il potenziale del progetto del telescopio virtuale. La sua scoperta apre anche nuove entusiasmanti prospettive per lo studio dei quasar e dei buchi neri supermassicci nelle prime fasi dell’Universo. Combinando ulteriori osservazioni e modelli teorici avanzati, gli astronomi sperano di saperne di più sull’evoluzione cosmica e sulla formazione delle galassie nel tempo.



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