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C’è questa frase nella canzone presa in prestito da Jacques Brel, e che accompagna l’esibizione finale dell’italiana Sofia Raffaeli: “ Volevi vedere Parigi e noi abbiamo visto Parigi. »Sì, ha visto. Ma sembrava soffocato dall’atmosfera elettrica dell’Arena Porte de la Chapelle, e senza dubbio anche dalla posta in gioco. In testa durante le qualifiche, il Campione del mondo 2022 lasciò cadere il nastro, due rotazioni dopo una caduta irrimediabile sulla palla. Due errori gravi che per poco non gli sono costati questo podio olimpico nella Ville Lumière. Alla fine sale in vetta l’elegante Raffaeli, al 3° posto, davanti alla splendida Boryana Kaleyn, la 23enne bulgara che era Campione europeo a tutto tondo nel 2024e soprattutto dalla tedesca Darja Varfolomeev che ha realizzato una straordinaria finale individuale, premiata con un totale di 142,85 punti.
A 17 anni, la giovane è rimasta nella sua bolla per tutto questo venerdì pomeriggio. Mentre aspettava i suoi appunti, o durante le apparizioni dei suoi rivali, l’abbiamo vista seduta in Kiss and Cry, con il viso nascosto nei pugni appoggiati sulle ginocchia. Ma anche Darja Varfolomeev, campionessa del mondo l’anno scorso diventando la prima ginnasta a vincere nella finale a tutto tondo e nei quattro attrezzi dopo la russa Evguenia Kanaeva nel 2009 e nel 2011, ha saputo trarre vantaggio dall’atmosfera. Al di là delle sue magnifiche qualità fisiche, rimarremo stupiti dalla precisione chirurgica delle sue esibizioni, in particolare questo pallone selvaggio per Michael Jackson. Loderemo soprattutto questa forza mentale che ha sviluppato dal suo debutto internazionale nel 2019 (15a a squadre durante i primi Mondiali Junior). L’anno scorso, dopo il trionfo mondiale, insisteva: “ Cerco sempre di mantenere la calma. Non ho paura perché conosco il tempo che ho passato ad allenarmi. »
La storia ricorderà senza dubbio che la bruna Darja Varfolomeev è la prima tedesca ad essere incoronata campionessa olimpica della disciplina. Che offre a questo Paese di cui ha abbracciato la nazionalità perché è quella di suo nonno, una prima medaglia ai Giochi dopo il bronzo di Regina Weber nel 1984. Potremmo stabilire un parallelo ricordando che a Los Angeles, per l’ingresso della GRS in Al concerto olimpico i sovietici erano assenti, così come i russi a Parigi che tanto dominavano la disciplina. Ma questo paragone sarebbe troppo semplice. Ed è un altro cenno al momento in cui osiamo, che riguarda la sua allenatrice Yulia Raskina.
Nel 2000, mentre questa meravigliosa e frizzante ginnasta bielorussa meritava di vincere l’oro ai Giochi di Sydney, le è stato rubato dalla potente Russia. Poiché la favorita dell’epoca, Alina Kabaeva, aveva commesso un errore fatale al canestro (3°), fu l’insipida Yulia Barsoukova ad essere vergognosamente sostenuta dai giudici, sotto l’influenza di Irina Viner, la grande sacerdotessa di Mosca, lasciando solo soldi alla giovane Raskina. Ventiquattro anni dopo, abbiamo potuto vedere la sua emozione. Intimo, profondo. Yulia Raskina ha ottenuto un risarcimento e questo titolo olimpico, grazie a questa ginnasta che allena e che è prima di tutto… russa.
“In un certo senso gli ho allungato la carriera”
Che ironia! Darja Varfolomeev è nata in realtà a Barnaul, in Siberia. Proprio in Russia ha iniziato a praticare questo sport all’età di tre anni, incoraggiata dalla madre che lo praticava ma ha dovuto interrompere prematuramente la carriera a causa di un infortunio al ginocchio. “ In un certo senso, ho prolungato la sua carriera », ammette la giovane. Con una determinazione rara, e sacrifici incredibili quando, a dodici anni, decise di volare in Germania per allenarsi con Yulia Raskina. Sebbene i suoi genitori l’abbiano poi raggiunta, la piccola Darja inizialmente è rimasta sola per tre anni, ricevendo solo visite occasionali dai nonni che vivono a 200 km dal suo club a Schmiden, alla periferia di Stoccarda. E l’esperienza di questo esilio in un paese che non conosceva, di cui allora non parlava la lingua, ha ovviamente forgiato il carattere di Darja Varfolomeev.
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